ART-ER, un punto di riferimento per le life science in Emilia-Romagna

Intervista con Cecilia Maini, Strategic Development in Life Sciences and Health area, ART-ER

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Art-ER è il nuovo soggetto derivante dalla fusione di Aster ed Ervet. Come si è evoluta l’attività della nuova Società Consortile nell’ambito delle scienze della vita?

ART-ER mantiene ancora, nella sua organizzazione, le due anime fondanti di Aster ed Ervet con le rispettive divisioni Ricerca e Innovazione (R&I) e Sviluppo Territoriale Sostenibile (STS), ma ovviamente sono sempre più le occasioni che vedono un’integrazione di attività e competenze tra le due. Se la divisione R&I ha un’esperienza e conoscenza approfondita del sistema dell’innovazione, quella STS ha un quadro molto più completo dell’intero sistema industriale, delle sue capacità produttive e di sviluppo. L’unione di queste competenze crea una sinergia che può solo rafforzare i servizi di ART-ER a sostegno dello sviluppo competitivo del territorio.

Per il settore delle scienze della vita, questa sinergia ha portato un maggiore supporto alle imprese interessate alle opportunità previste dalla Legge regionale n. 14 del 2014 per la Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna, che mira ad attrarre eccellenze e promuovere sviluppo e lavoro. La collaborazione tra le divisioni R&I e STS è particolarmente utile a ricondurre investimenti privati e pubblici ai principali filoni di sviluppo strategico e crescita competitiva della Strategia di Specializzazione Intelligente dell’Emilia-Romagna, rafforzando quindi un sistema dell’innovazione diffuso e collaborativo sul territorio regionale.

Grazie alla sinergia tra le due divisioni, con l’emergenza Covid-19 e a seguito del DPCM del 17 marzo 2020, le imprese regionali che hanno avviato un percorso di riconversione industriale per la produzione di dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale, hanno trovato in ART-ER un servizio di accompagnamento non solo per l’interpretazione delle norme e delle procedure utili alla riconversione, ma anche per l’individuazione dei finanziamenti a sostegno della riconversione, come quelli del bando #CURAITALIA.

Le scienze della vita sono un settore di importanza strategica per la Regione Emilia-Romagna. Quali sono le principali direttrici in cui si sta impegnando Art-ER per appoggiare il comparto e per stimolare nuove iniziative di ricerca e di trasferimento tecnologico?

Dal 2013 la Regione Emilia-Romagna, attraverso la Strategia di Specializzazione Intelligente, ha inserito il settore della salute tra gli ambiti prioritari di investimento, ritenendolo tra i più interessanti per una crescita competitiva.

Nella programmazione settennale che è andata a concludersi, abbiamo visto rafforzarsi il comparto della medicina rigenerativa e delle ATMPs, dove si è sempre auspicato di poter vedere l’affermarsi dell’eccellenza di ricerca e industria a livello nazionale e internazionale. La conferma di questa visione si è avuta con l’approvazione da parte dell’EMA del primo prodotto a base di cellule staminali sviluppato da Holostem Terapie Avanzate in collaborazione con il Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari di Modena, estesa poi al Centro di Ricerche Genomiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e al Policlinico di Modena: è nato così un centro di riferimento per diagnosi e cura dell’Epidermolisi Bollosa. Questo risultato è stato determinante nell’incoraggiare la proposta di soluzioni rivolte ad altri ambiti applicativi, tra i quali lo sviluppo di terapie geniche e di Car-T. Si è innescato in questo modo un volano virtuoso e  sono nati nuovi rami d’azienda nelle PMI o start-up il cui business core si focalizza nel 3D printing fino a spingersi al bioprinting o altro.

ART-ER, in collaborazione con l’Associazione Clust-ER Health, ha moderato un confronto che ha portato i diversi attori alla condivisione di obiettivi comuni per la crescita del sistema. Si sta ora delineando l’ipotesi di progetto strategico “Emilia-Romagna Advanced Therapies Innovation Hub” su cui far convergere e attrarre investimenti pubblici e privati locali, nazionali e internazionali che potrebbero derivare dai prossimi anni di programmazione europea.

State muovendo i vostri passi anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale?

Un ulteriore ambito dove si lavora per massimizzare i risultati è quello dell’intelligenza artificiale. In Emilia-Romagna c’è il Cineca, un nodo Garr e l’80% della capacità di supercalcolo nazionale, l’HPC Leonardo e, a breve, presso il Tecnopolo di Bologna, si insedierà il Data Center del Centro europeo per le previsioni metereologiche di medio termine (Ecmwf). In questo modo  la regione avrà una delle maggiori potenze mondiali per capacità di calcolo. In questo contesto sono nate diverse strutture:

  • l’Associazione Big Data che promuove la condivisione e l’integrazione delle infrastrutture per i Big Data presenti sul territorio nazionale, allo scopo di rafforzare la capacità del sistema produttivo di sviluppare servizi ed applicazioni basate sul data analytics;
  • la Ifda, International Foundation for Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, nata con lo scopo non solo di far dialogare scienza e industria, ma anche per dare vita a una nuova economia e a nuovi modi di fare industria legati allo sviluppo sostenibile.

Consapevoli che la crescita sia frutto di un confronto con le realtà più competitive, ART-ER ha dato vita al programma Bridging Innovation Program – Big Data and AI for Health, il cui obiettivo è intercettare e approfondire le più importanti best practice nell’area di Boston in materia di data analytics per drug discovery e site-less clinical trials, AI e machine learning a supporto della definizione dei diagnostico-terapeutici nell’ottica sia della medicina personalizzata e della gestione remota dei pazienti, sia per il miglioramento dei processi produttivi farmaceutici attraverso modelli matematici computazionali e digital reality.

L’Emilia-Romagna è stata una delle regioni più colpite dall’emergenza Covid-19. Quali sono stati i principali progetti sostenuti per far fronte all’emergenza e per trovare delle soluzioni utili a contenere l’epidemia?

Mi ricollego a quanto citato precedente, in quanto una delle prime risposte all’emergenza COVID-19 della nostra comunità è stata la partecipazione di Cineca al progetto  Exscalate4CoV, finanziato da H20202, punto di riferimento in Europa per contrastare il Coronavirus con la piattaforma di supercalcolo più performante al mondo. L’obiettivo è di valutare 3 milioni di molecole al secondo, partendo da una “biblioteca chimica” di 500 miliardi di molecole, per selezionare i farmaci più sicuri e promettenti per il trattamento immediato della popolazione già infetta, a cui potrà seguire l’individuazione di molecole capaci di inibire la patogenesi del Covid-19 per contrastare possibili contagi futuri.

Sempre in ambito di finanziamenti H2020, la Commissione Europea ha approvato il progetto Opencorona, cui parteciperà IGEA Medical S.p.A. di Carpi. Il progetto ha come scopo lo sviluppo di un vaccino a base di DNA per combattere la diffusione dell’infezione Covid-19.

A livello regionale, Art-ER si è messo subito al servizio della Regione per raccogliere e armonizzare l’offerta di competenze, di innovazione e di soluzioni tecnologiche che l’ecosistema poteva offrire nelle fasi più critiche per ridurre il diffondersi del contagio.

Art-ER ha partecipato all’organizzazione di un servizio di supporto alle imprese regionali interessate alla riconversione industriale per la produzione straordinaria di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale (DPI) secondo il DPCM del 17 marzo 2020. Il servizio, erogato a circa 200 imprese, era relativo all’orientamento sul quadro normativo e tecnico e, grazie ad un vademecum e ad altri strumenti, le imprese venivano aiutate nel percorso. Ogni impresa che ha avviato il percorso di riconversione industriale è stata seguita fino a completamento del processo.

Questo circuito virtuoso ha velocizzato i tempi di riconversione industriale, in un momento in cui la Regione aveva un’enorme difficoltà a  reperire le mascherine.

Oggi il servizio di supporto alla riconversione si è naturalmente rarefatto a seguito della riapertura delle attività produttive, ma si sono avviati dei tavoli di lavoro per valorizzare gli sforzi fatti dalle imprese riconvertite.

A metà aprile la Regione ha aperto un bando per finanziare progetti di ricerca e sviluppo finalizzati al contrasto al Coronavirus: 86 progetti, 67 da imprese e 19 da laboratori della Rete regionale Alta Tecnologia, per un investimento di oltre 9 milioni di euro. I progetti presentati hanno come oggetto lo sviluppo di strumentazioni e tecnologie per sanificare gli ambienti, ridurre il rischio di contaminazione, individuare nuovi modelli di distanziamento, di dispositivi per garantire sicurezza sui luoghi di lavoro e di aggregazione, per migliorare la cura e l’assistenza ai pazienti ospedalizzati o a domicilio, e per potenziare i laboratori di ricerca per analisi, test e certificazione di dispositivi medici e di protezione. Tutti i progetti finanziati hanno l’obiettivo di sviluppare soluzioni concrete e di tempestiva applicazione, realizzate entro 6 mesi dall’approvazione del finanziamento.

Tra i progetti finanziati è presente anche la proposta di Cyanagen, che metterà a punto lo sviluppo di un nuovo kit per l’estrazione di RNA virale da utilizzare nella procedura diagnostica del COVID-19 (Ex-VIR-PURe).

Le imprese si sono comunque attivate autonomamente per trasferire le proprie competenze nella lotta alla pandemia. Menarini Silicon Biosystems, ad esempio, ha svolto alcuni progetti nell’ambito della ricerca diagnostica per pazienti affetti da Covid-19. L’applicazione delle soluzioni tecnologiche sviluppate per l’isolamento e lo studio di cellule endoteliali associate ad alcune forme di tumori, ha permesso loro di mettere a punto kit di diagnosi per la ricerca clinica utilizzabili per identificare danni all’endotelio polmonare nei pazienti affetti da coronavirus.

È sempre dalla ricerca bolognese, in collaborazione con la Lombardia, che è stato messo a punto un nuovo dispositivo in grado di collegare un solo respiratore per fornire ossigeno a due pazienti, con la possibilità di raddoppiare i posti disponibili in terapia intensiva. Già testato con successo al Policlinico Sant’Orsola, il prototipo è stato realizzato in sole 72 ore da Intersurgical, azienda del distretto biomedicale di Mirandola.

Confidiamo che queste soluzioni ci permetteranno di attraversare con maggiore fiducia i prossimi mesi di incertezza sanitaria, ma soprattutto ci preparano al rimbalzo economico che ci aspettiamo per il prossimo autunno.